Prosegue la nostra rubrica mensile con letture di libri, articoli, convegni e casi studio che approfondiscono temi legati al progetto di ricerca ESCAPES.
Approfondiamo un libro che introduce una prospettiva di genere nell’analisi del lavoro e delle professioni. Il lavoro da remoto, la scelta o l’opportunità di sceglierlo, non è neutro da un punto di vista di genere perché la cura, prestata in un regime di informalità e invisibilità nello spazio domestico e nel contesto famigliare, è ancora considerata un “affare femminile”. Le donne, per i doppi carichi di cura e lavoro e per la crescente porosità tra spazio/tempo di lavoro e vita privata sostenuta dalla remotizzazione del lavoro, sono infatti le più colpite in termini di giustizia distributiva in assenza di adeguate politiche e misure di sostegno universale alla cura.
In “Donna Faber. Lavori maschili, sex-sismo e forme di r-esistenza” l’autrice, Emanuela Abbatecola, sociologa del lavoro, restituisce i risultati di una ricerca socio-fotografica condotta in Italia in due fasi distinte, tra il 2010 e il 2013 e, poi, dal 2019 al 2023.
“Il tema al centro del contributo è quello dei confini sessuati e sessisti nel mondo del lavoro, con uno sguardo che interroga quali processi si verifichino nel momento in cui tali confini, rigidamente binari, vengano attraversati.”
Il libro è molto attento nel leggere il mondo del lavoro come un campo che, al pari delle altre dimensioni del vivere sociale, ordina i soggetti secondo caratteristiche che con il lavoro in sé hanno poco a che fare: dietro una rappresentazione neutrale del mercato del lavoro si cela l’incorporamento di “confini, barriere, corsie differenziali e trattamenti diseguali” (p. 45). Confini, dunque, interni a una professione e tra le professioni; confini sessuati del vivere che, inevitabilmente, informano le biografie lavorative.
Così, Abbatecola “fotografa” quali siano le strategie di r-esistenza delle donne che si fanno spazio in occupazioni (percepite come) maschili, attraverso due modalità principali: la neutralizzazione di caratteristiche femminili, con un’adesione pressoché totale a modelli “maschili” o, al contrario, un incorporato ribadire la propria identità di genere femminile all’interno delle organizzazioni. In buona sostanza, come la stessa autrice sottolinea, si tratta di quello che in letteratura viene definito come il dilemma del double bind, ovvero, di quella tensione tra l’adeguarsi ai modelli organizzativi prevalenti e il desiderio di prenderne le distanze.
Sullo sfondo, l’idea che la segregazione orizzontale sia legata a doppio filo a un altro ambito dal carattere fortemente sessuato: quello della cura. Il concetto di cura è talmente socialmente declinato al femminile che nel momento in cui ci sono uomini che “sconfinano” in occupazioni socialmente percepite come afferenti a quest’area (l’autrice parla di cura dell’infanzia ma anche del corpo, della mente e dell’aspetto; p. 55) debbano essere altamente specializzati onde evitare una profonda compromissione della maschilità stessa. Una maschilità, dunque, costrittiva, che disincentiva l’ingresso degli uomini in “lavori femminili e di cura” ma anche la loro permanenza nello stesso ruolo, eventualmente ottenuto. In prima battuta, la reazione predominante sarebbe quella del sospetto circa l’integrità morale della persona (perché un uomo vorrebbe lavorare con i bambini e le bambine? Perché vorrebbe prendersi cura di corpi altri?); in seguito, però, ci sarebbe una spinta a fare carriera come destino ineluttabile, a ricoprire posizioni apicali attraverso quello che Christine Williams definiva già nel 1992 come “ascensore di cristallo”.
Il libro di Abbatecola, per concludere, racconta di gabbie di genere spesso invisibili e sottili (come nel caso del sessismo benevolo), del carattere fortemente sessuato dell’arena pubblica, di domini simbolici e della loro traduzione nelle pratiche di lavoro e di cura, ma anche, e in questo l’apporto della fotografia alla ricerca e al libro stesso è di innegabile importanza, dell’incorporazione di strategie di resistenza di chi decide “per fortuna o per destino”, parafrasando un testo di Silvia Gherardi e Barbara Poggio, di sfidare e decostruire tali gabbie.
Mariella Popolla
Libro: Emanuela Abbatecola. “Donna Faber. Lavori maschili, sex-sismo e forme di r-esistenza.” Milano: Feltrinelli, 2023.